Dopo aver letto l’articolo di Berlicche “Quello che permise il male“, mi son ricordato di questo emblematico discorso di Julio Velasco su “La cultura dell’alibi”.
Ne la cultura dell’alibi la colpa non è mai mia e penso sempre alla responsabilità dell’altro nel mio gesto.
Come scrive il Berlicche: “Accade, quando onestamente pensi che il male non esista, o che accada solo altrove, ad altri. Ignari. Ignavi.“
La soluzione sta nelle parole del Velasco: “la realtà non è come la voglio io, la realtà è come è!“.
Come esemplificazione del concetto “cultura degli alibi” posso portare un fatto personale, una volta parlando con uno lui mi disse:
lui: “sai ho rotto la bicicletta”;
io: “come hai fatto a romperla?”;
lui: “non l’ho rotta io, è stato il sindaco di Firenze”;
io (sempre più allibito): “come ha fatto il sindaco di Firenze a romperti la bicicletta?”;
lui: “con le buche: le buche sono il segno che il sindaco di Firenze vuole rompermi, come ha rotto, la mia bicicletta”;