Archivi categoria: Flussi di coscienza

Qui esprimo i miei pensieri, giudizi ed esperienze.

Cristo stesso


In un momento oggettivazione duro per la Fraternità San Giuseppe tutta, mi sento di condividere con voi questo mio libero pensiero personale, quello del volantone permanente (del 1988).
Quello che abbaiamo di più caro non è neanche una formulazione perfetta della chiesa, (avremo uno statuto? non avremo uno statuto? Ancora Berchi? o un nuovo prete?) “quello che noi strani cristiani abbiamo di più caro è Cristo stesso”.
L’imperatore si rivolse ai cristiani dicendo: “Strani uomini… ditemi voi stessi, o cristiani, abbandonati dalla maggioranza dei vostri fratelli e capi: che cosa avete di più caro nel cristianesimo?”. Allora si alzò in piedi lo stàrets Giovanni e rispose con dolcezza: “Grande sovrano! Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità”.
Prego per il mio cuore, per voi cari amici miei, per la FSG e il movimento tutto avendo a cuore queste parole: l’oggetto del mio amore è Cristo stesso.

…ma dammi Gesù!


Sorrisi strette di mano, pacche sulle spalle. Tutto è pronto si alzi il sipario; non per nulla il

Il Grande spettacolo della natura umana inizia, il trio è sul tavolo, il Mondo ascolta,

Molte proposte: via il vecchio prete, metterne uno di nuovo, lasciare il vecchio prete perché così vuole il Mondo. Il prescelto contro il Mondo.

La trama si snocciola sotto i colpi dei secondi che inesorabilmente portano alla fine:

Ed io che sono chiuso a cosa ad ascoltare cosa desidero?

Cosa avete di più caro?

Quello che abbiamo di più caro è Cristo stesso.

Fine del dramma , inizio della vita.

Il lavoro e il tedio


Il sabato, e spesso anche la domenica, mi ritrovo a dire “e adesso cos faccio?” questo tedio mi assale come direbbe Leopardi, mi ritrovo a desiderare di lavorare. Il non fare mi instilla la dimenticanza di me e di Dio.

La  noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani . (…) Il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena , né, per dir così dalla terra intera, considerare l’ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l’universo infinito, e sentire che l’animo ed il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d’insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e nobiltà, che si veggia nella natura umana. perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento e pochissimo o nulla agli altri animali 

LXVIII Zibaldone, Leopardi

Riesco a dare un giudizio similmente al Leopardi se sono a lavoro, posso sperimentare ed esprimermi in una ricerca di significato, dunque a lavoro.

In fondo la ricerca di significato è il vero lavoro dell’uomo, che si manifesta ed esprime attraverso il mestiere che una persona attua quotidianamente.

Il mio mestiere mi aiuta a lavorare, a fare memoria di Dio.

“Wheels” dei Foo Fighters


C’è un passaggio di questa canzone che dice:

When the wheels come down
When the wheels touch ground
And you feel like it’s all over
There’s another round for you
When the wheels come down

Voi come lo tradurreste?

Io l’ho tradotto così:

Quando smetterai di fare castelli in aria
E senti che sia tutto finito
C’è un’altra prova per te

Quando smetterai di fare castelli in aria

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La cultura dell’alibi


Dopo aver letto l’articolo di BerliccheQuello che permise il male“, mi son ricordato di questo emblematico discorso di Julio Velasco su “La cultura dell’alibi”.

Ne la cultura dell’alibi la colpa non è mai mia e penso sempre alla responsabilità dell’altro nel mio gesto.

Come scrive il Berlicche: “Accade, quando onestamente pensi che il male non esista, o che accada solo altrove, ad altri. Ignari. Ignavi.

La soluzione sta nelle parole del Velasco: “la realtà non è come la voglio io, la realtà è come è!“.

Come esemplificazione del concetto “cultura degli alibi” posso portare un fatto personale, una volta parlando con uno lui mi disse:

lui: “sai ho rotto la bicicletta”;
io: “come hai fatto a romperla?”;
lui: “non l’ho rotta io, è stato il sindaco di Firenze”;
io (sempre più allibito): “come ha fatto il sindaco di Firenze a romperti la bicicletta?”;
lui: “con le buche: le buche sono il segno che il sindaco di Firenze vuole rompermi, come ha rotto, la mia bicicletta”;

Senza mai una soddisfazione


Preti in quaresima perenne senza mai la soddisfazione della Pasqua, sono già un po’ di inferno sulla terra.

Tetri, cupi, funerei, dettano la loro legge con gli angoli della bocca rivolti verso il basso.

Gridano i loro dettami, e se ne compiacciono in segreto, non tollerano la voce altrui, per questo loro disprezzano l’altrui presenza gridando con la loro voce; soprattutto durante le preghiere.

…di meno, pregate col cuore non con la voce, di meno! ho detto di meno!!

Don Luigi Giussani – Il pensiero, i discorsi, la fede


Descrivere Don Giussani è come descrivere ogni piccola gocciola che forma l’infinito oceano. Giussani è un oceano di bellezza, e io in questo, ne sono grato di averlo incontrato attraverso il volto di amici che a loro volta hanno incontrato lui.

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Carisma


O Dio che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora.

Orazione della VI domenica del Salterio

Ricordo che da piccolo nella mia parrocchia vi era una pubblicità del’8 per mille per le donazioni alla Chiesa Cattolica. Tale pubblicità recava lo slogan: “vi sono in Italia 25.610 chiese… più una!”. Il parroco mi disse: “sai qual è la più una che dice questo manifesto? La più una sei tu”. Indicando quel più uno come la personificazione della Chiesa.

Essere portatore di Cristo,
essere sua stabile dimora.
Essere cose dell’altro mondo in questo mondo.

Che Cristo per “essere” dipenda dal mio si è cosa eccezionale, di più: un miracolo.

Gmork


A volte i morsi di Gmork si sentono, eccome se si sentono!

A me capita sempre più spesso di giudicare che, il tempo senza senso, sia una delle caratteristiche della nostra società e dunque inerenti alla nostra cultura.

I posteri si volteranno addietro e, se ci va bene, rideranno di noi. Frasi come “guarda che stupidi son state quelle persone” verranno pronunciate.

Oppure ci sarà la fine del mondo. Nessuno che spera più, è già l’inferno sulla terra.