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“Blade Runner”, edizione del 1982


“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.”

Io non so perché mi salvò la vita, forse in quegli ultimi momenti amava la vita più di quanto l’avesse mai amata… Non solo la sua vita: la vita di chiunque, la mia vita. Tutto ciò che volevano erano le risposte che noi tutti vogliamo: da dove vengo? Dove vado? Quanto mi resta ancora? Non ho potuto far altro che restare lì e guardarlo morire….

Blade Runner, nella versione del 1982

Un capolavoro: che altro dire? Se un capolavoro non smette mai di parlarci, allora questo film, nella sua edizione del 1982, continua a dirci qualcosa di bello; cioè di valido per la vita.

Nel film Balde Runner (nella versione del 1982), quelle domande ultime che il replicante getta al Cacciatore di replicanti, sarebbero una pazzia viverle da soli, senza che esse poggiassero su uno stabile rapporto esistenziale.
Esse, le domande, sono tanto insopprimibili quanto vere.

Qui sotto un video di come è stato realizzato il film:

“Conspiracy – Soluzione finale” di Frank Pierson


Fa freddo in questo film. E’ glaciale nel linguaggio, frasi come “non possiamo immagazzinare questi ebrei” sono l’esemplificazione perfetta di quello che si esperisce e si prova durate la visione di questa pellicola.

L’efficenza è totale e il linguaggio è tecnico, ove vi è esecuzione diviene evacuazione della popolazione ebraica.

Vengono calcolati gli ebrei presenti nella Grande Germania: stimando la popolazione ebraica in tutta Europa e, con l’estensione della Germania verso est, l’ammontare arriva a 5 milioni di ebrei da “evacuare”.

“Questa è più di una guerra è un caos… il resto è solo discussione!”. Il problema non è se fare o meno “l’eccidio”, ma a quale percentuale di sangue ebraico si giustifichi l’eccidio.

Una catena di montaggio della morte per un’immagine tedesca trionfante.

“Balla coi lupi” di Kevin Costner


Sarebbe bello vivere come il protagonista di Balla coi lupi: “voglio andare a vedere la frontiera prima che sompaia“. Un impulso ad andare oltre a vedere cosa cosa c’è oltre il conosciuto.

Il desiderio di andare oltre: un Ulisse dantesco del XIX secolo.

Perché non siamo destinati a vivere al di qua delle colonne d’Ercole, siamo spinti ad andare più in là ove tutto “segna” che vi sia una presenza.

Ma solo colui che è certo di trovare qualcosa di eccezionale, quanto nuovo, sarà spinto dai desideri del proprio cuore ad andare avanti…!

Film: quale scegliere?


Nel mercato cinematografico vi sono molti titoli da vedere. Si ma quale scegliere? Qui sta il punto la scelta, non so voi ma io ho sempre più l’impressione che il film lo abbia già visto, me lo sia già pregustato nel trailer. La formazione del preconcetto nasce li e si sostituisce alla visione del film.

Una esemplificazione: stamattina ho notato che ra da tempo che non vedevo un bel film, dunque mi sono inoltrato nel mare magnum dello streaming ed avrei anche trovato un film degno, quantomeno, di attenzione, nella fattispecie si tratta del film: “Un amico straordinario”.

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Renato Vallanzasca. La mercificazione della libertà


Locandina Vallanzasca Glia angeli del male

Poiché le persone desiderano la libertà, vedendo una persona che ne ha, si sente l’urgenza naturale a seguirla per poter ricevere, attraverso lei, un po’ di libertà.

E questo sta bene.

Vallanzasca. Gli angeli del male non è un film sul noto bandato milanese, è un racconto cinematografico con lo stesso valore mercificatorio di un Reality Show.

L’Italia degli anni di Vallanzasca,  cinica, borghese, mediocre. Abbiamo il giornalista che sfrutta il bandito per uno scoop, abbiamo il bandito che sfrutta la sua notorietà per tranquillizzare una sequestrata.

“Renato vai in sudamerica”, così gli dice suo padre. Renato vattene da questo luogo pieno di persone che mangiano alle tue spalle, di approfittatori. E in quiesto film di approfittatori ve ne sono molti, come detto.

“Un uomo quando perde la stima di se sesso, ritenendo che non c’è più limite alla violenza, non è più un uomo.” il vallanzasca di Placido è un vero uomo. Non perchè sia osannato da taluni e nemmeno perchè questo film, quantomeno potenzialmente, ptrebbe essere osannatore i lui oggi: perchè Vallanzasca è in cerca

La vita dell’uomo è la ricerca continua di ciò che non ha, al fine di scoprire chi esso sia, posto che l’uomo sia libero, cioè tale è l’esperienza dell’uomo libero.

Il vallanzasca tratteggiato in questo film, è una persona in balia delle onde della società e delle cultura dominante, paradossale a vedere il modo in cui tenti continuamente di liberarsi, con le proprie forze di ciò che gli accade.

Un fatalismo.

Il discorso del re


Il discorso del re

E’ la fine. La fine di mio padre, morente sul suo letto. “che i miei figli abbiano paura di me come io en ho avuta di mio pade!”, diceva. Mi spronava, a suon di grida contro di me, contro le mie limitazioni fisiche, un combattenete contro i miei limiti, così mi voleva.

E’ la fine. La fine di mio fratello. Aveva tutto. Tutto quello che un inglese possa desiderare, Capo della Chiesa d’Inghilterra, Imperatore, reggente per volere di Dio. Un desiderato uomo per le donne. Ha scelto la propria inclinazione: amava una donna, …be’ ha molato tutto e l’ha seguita. Ha mollato l’impero, il regno, ha mollato me be-be-be-be-rtyyy. Mi chiamava così be-be-be… Ho provato a faro ragionare “ah! ecco cos’è” mi rispose “il fratello che desidera il trono d’Inghilterra!” A causa dei miei limiti non son riuscito a proferir parola. Bloccato dentro me stesso.

E’ la fine. Adesso sta a me i popoli dell’impero mi guardano cercano uno da seguire, dal quale si possa esser assicurarti che combatterà per loro, per la loro vita, contro il nemico Nazista.

C’è bisogno che si segua, che si cambi, che si vincano i nostri limiti, per salvare la vita, per esser uomini-uomini.

Mi tocca seguire uno che è antipatico, scontroso, pieno di sé. Perché seguirlo? Perchè da lui, ne sono certo, dipende la riuscita. Di pi di quanto mi potrei apsettare se non lo seguissi.

Ne vale della riuscita della mia vita.