Testo della canzone (lingua originale)
Every Breath You Take
Every breath you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take
I’ll be watching you.
Testo della canzone (lingua originale)
Every Breath You Take
Every breath you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take
I’ll be watching you.
Nel giorno della sua salita in cielo, metto questa canzone bellissima del Maestro Franco Battiato.
Testo:
E ti vengo a cercare
Anche solo per vederti o parlare
Perché ho bisogno della tua presenza
Per capire meglio la mia essenza.
Questo sentimento popolare
Nasce da meccaniche divine
Un rapimento mistico e sensuale
Mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri
Non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
Fare come un eremita
Che rinuncia a sé .E ti vengo a cercare
Con la scusa di doverti parlare
Perché mi piace ciò che pensi e che dici
Perché in te vedo le mie radici.
Questo secolo oramai alla fine
Saturo di parassiti senza dignità
Mi spinge solo ad essere migliore
Con più volontà.
Emanciparmi dall’incubo delle passioni
Cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male
Essere un’immagine divina
Di questa realtà.E ti vengo a cercare
Perché sto bene con te
Perché ho bisogno della tua presenza.
Testo originale e testo tradotto
Here is a song
Ecco una canzone
From the wrong side of town
dalla parte sbagliata della città
Where I’m bound
Dove sono legato
To the ground
a terra
By the loneliest sound
Dal più solitario dei suoni
That pounds from within
che martella dal di dentro
And is pinning me down
e mi tiene inchiodato lì
Dopo aver letto l’articolo di Berlicche “Quello che permise il male“, mi son ricordato di questo emblematico discorso di Julio Velasco su “La cultura dell’alibi”.
Ne la cultura dell’alibi la colpa non è mai mia e penso sempre alla responsabilità dell’altro nel mio gesto.
Come scrive il Berlicche: “Accade, quando onestamente pensi che il male non esista, o che accada solo altrove, ad altri. Ignari. Ignavi.“
La soluzione sta nelle parole del Velasco: “la realtà non è come la voglio io, la realtà è come è!“.
Come esemplificazione del concetto “cultura degli alibi” posso portare un fatto personale, una volta parlando con uno lui mi disse:
lui: “sai ho rotto la bicicletta”;
io: “come hai fatto a romperla?”;
lui: “non l’ho rotta io, è stato il sindaco di Firenze”;
io (sempre più allibito): “come ha fatto il sindaco di Firenze a romperti la bicicletta?”;
lui: “con le buche: le buche sono il segno che il sindaco di Firenze vuole rompermi, come ha rotto, la mia bicicletta”;
Presentazione, dello stesso Socci, del testo di Antonio Socci “Indagine su Gesù”.
Antonio Socci è uno scrittore sicuramente scomodo, talmente cristiano (a udir lui) da negare che Papa Francesco sia l’attuale papa, ma che lo sia ancora Ratzinger.
Forse ha trasformato il suo cristianesimo in ideologia? Chi sa…!
Sta di fatto che il suo testo, “Indagine su Gesù” è bellissimo e, all’epoca, lo dedicò a Don Luigi Giussani e a Don Julian Carron; mi sa che oggi non farebbe una cosa del genere, visto che ha inviso anche lo stesso Carron (leggasi gli articoli del suo blog)…
Comunque è assolutamente necessario scrivere un articolo, in questo blog, del saggio del Socci. Mi ricordo che mi stupì come, con argomentazioni semplici e lineari dimostrasse l’esistenza, ragionevolmente certa del Cristo.
Spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo un'altra via
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